Storia

. Gambettola conta più di novemila abitanti
. Nel Decimario, o libro delle decime, degli anni 1290-1292
. Quel che c'è e quel che non c'è più
. Prof Antonio Lunedei (medico)
. L' attivitę economica gambettolese
. Il vecchio essicatoio del tabacco
QUEL CHE C'È E... QUEL CHE NON C'È PIÙ

Gambettola non possiede testimonianze rilevanti dei proprio passato: le costruzioni più antiche hanno subìto, a causa dei bombardamenti dell'ultima guerra, danni talmente rilevanti da consigliarne l'abbattimento o, nella migliore delle ipotesi, una ricostruzione pressochè completa.

Gli edifici di una certa rilevanza si contano, oggi, sulle dita di una mano.

 

> LA CHIESA PARROCCHIALE DI S. EGIDIO ABATE

La chiesa Parrocchiale, che anticamente si chiamava "Sant'Egidio del Bosco'', è situata in Piazza Cavour, quella che un tempo veniva indicata come "Ia piazza di sopra" per distinguerla dalla "piazza di sotto" dove si trovava (e si trova tuttora) il palazzo comunale.

In effetti la Chiesa ed il Municipio delimitavano grosso modo, a sud e a nord, il centro storico della cittadina.
La costruzione originaria della Chiesa risale al XVI secolo, ma ha subito, nel corso dei tempo, consistenti modifiche.
La più rilevante delle quali, databile al 1700, ha addirittura cambiato l'orientamento dell'edificio che era originariamente rivolto a sud, verso il torrente Rigossa, mentre oggi guarda ad est, affacciandosi sul corso principale dei paese.

Durante la II° Guerra Mondiale subì gravi danni e, nell' immediato dopoguerra, fu sottoposta ad impegnativi restauri. L' interno è formato da una navata e da due transetti, da un soffitto a cassettoni e da una cupola costruita ex novo nel dopoguerra.

Al centro, dietro l' altare, è posto un grande quadro in ceramica, opera dell' artista Malmerendi di Cesena, che raffigura S. Egidio Abate. Da segnalare, inoltre, la pregevole Via Crucis, opera in ceramica di Giuliano Severi, artista gambettolese trapiantato a Sassuolo.

Di fianco alla chiesa sorge il Monumento ai Caduti, costruito nel 1927.

 

> PALAZZO MUNICIPALE

Fu costruito nel 1913 nella "Ia piazza di sotto" del paese, l'attuale Piazza Il Risorgimento.
Sostituì il vecchio palazzo municipale, molto più piccolo, che sorgeva nel medesimo luogo e che fu abbattuto per lasciar posto alla nuova costruzione.

Un edificio, a due piani, ospita vari uffici comunali oltre al vecchio Teatrino Comunale, che ne occupa un' intera ala.

Fino ai primi anni Cinquanta il teatrino ha ospitato piccoli concerti, recite e feste danzanti che coinvolgevano tutto il paese; oggi è completamente in disuso.

 

> EX CASA DEL FASCIO

Costruita negli anni '30, si affaccia su Corso Mazzini.

Fu adibita, come tutte le costruzioni consimili, alle attività politiche, sociali e ricreative delle varie organizzazioni fasciste.

Nel dopoguerra, e fino alla fine degli anni Ottanta, il piano terra è stato utilizzato come sede di uffici pubblici;
al piano superiore, invece, si tenevano le riunioni dei Consiglio Comunale.

Attualmente l'edificio è in fase di ristrutturazione e, una volta ultimato, ospiterà la Biblioteca Comunale ed un Centro Culturale Polivalente.

 

> L'OSTERIA DI BUDRIO (ex stazione di posta)

Non è nota l'epoca di erezione di questo possente edificio che si trova sulla Via Emilia, al limite meridionale dei territorio comunale, in località Budrio.

Già nel sec. XV le fonti tramandano l'esistenza a Budrio di un' osteria, da identificare con l' edificio in argomento, legata a numerosi episodi cruenti (uccisioni, impiccagioni, rapine)

In epoca più tarda si registra la presenza di controlli di Guardie Pontificie e di una stazione di posta per il cambio dei cavalli, la cui funzione, ovviamente, si confonde con quella di osteria.

Nel 1829 l'Osteria di Budrio esisteva ancora e probabilmente solo alla fine dei secolo scorso l' edificio perdette la sua originaria funzione e fu adibito ad usi diversi.

Il palazzo, attualmente in fase di ristrutturazione ad opera di privati, si presenta a pianta rettangolare e a due piani.
La facciata è in stile neoclassico.

 

> LA VILLA DI BULGARIA

Posta al limitare dei territorio comunale, in località Bulgaria, fu definita "Il Parnaso" da Antonio Baldini e "porto di pace e sicuro sollievo" da Augusto Campana.

La costruzione, databile al sec. XVIII, consta di due piani e di una facciata neoclassica rinnovata nel 1927.
Appartenne originariamente alla Famiglia dei Conti Masini di Cesena e, successivamente, alla famiglia Pecci di Verucchio.

Oltre ai citati Baldini e Campana, la Villa accolse, in tempi relativamente recenti, altri noti scrittori quali Marino Moretti, e Cesare Angelini, ed il pittore Amerigo Bartoli.

Attualmente è stata ristrutturata, e portata all'antico splendore

 

> IL MONUMENTO ALLO STRACCIVENDOLO

Lo straccivendolo (in dialetto "e strazèr") è stato il protagonista indiscusso dello sviluppo economico gambettolese dei secondo dopoguerra.

Coloro che, per scampare alla miseria - a partire dalla fine dell'Ottocento e per tutta la prima metà dei XX secolo - in sella alle loro sgangherate biciclette raccoglievano stracci, pelli di coniglio e vecchi arnesi, si trasformarono in moderni imprenditori dei settore della rottamazione e costituirono il vero e proprio volano per la rinascita economica della cittadina.

L'idea di costruire un monumento allo "strazèr de Bosch" fu lanciata nel 1978, ma trovò la sua pratica realizzazione solo dieci anni dopo.

L' opera, inaugurata il 3 settembre dei 1989, è stata realizzata dallo scultore cesenate Tito Neri, prima su creta, poi fusa nel bronzo. è alta 2 metri e 8 centimetri e pesa 245 chilogrammi.

È posta lungo Corso Mazzini, in un piccolo giardinetto che collega il Corso principale dei paese con il parcheggio di Piazza Foro Boario.

 

> PALAZZO PILASTRI

Per concludere, parliamo di quel che non c'è più.
Il riferimento al grande Palazzo Pilastri è d' obbligo, e fino al 1945 è stato il simbolo architettonico di Gambettola, noto a tutti con il nome dialettale "e palazoun" (il palazzone).

Sorgeva nel centro di Gambettola, e fu costruito dalla famiglia Pilastri nel sec. XVII, come residenza di campagna. Qui, infatti, i signori trascorrevano il periodo della caccia, organizzando sontuosi banchetti, ai quali ben si prestavano gli ampi saloni affrescati.

Nel 1843 divenne proprietà della famiglia Saladini di Ascoli e, alla fine dei secolo, fu acquistato dal Comune di Gambettola che, in precedenza, lo aveva acquisito in affitto trasferendovi, per un breve periodo, la sede municipale.

Negli ultimi decenni della sua esistenza divenne una sorte di grande "casa popolare", ospitando alcune delle famiglie più povere del paese. Ridotto ad un cumulo di rovine a causa dei bombardamenti subìti durante la II° GUERRA MONDIALE, fu abbattuto definitivamente nell'immediato dopoguerra.

Al suo posto, oggi, si trova Piazza Sandro Pertini.

palazoun.jpg width=

torna su


© 2003 - Il contenuto del servizio Gambettola.it è copyright Ego Art - info@egoart.net -
E' vietata la riproduzione anche parziale.